” La malattia non è altro che il modo in cui il nostro corpo e il nostro spirito, che sono due facce della stessa medaglia, ci avvisano degli errori che stiamo compiendo e ci indicano dove intervenire con il nuovo strumento della coscienza: non sono, né l’ultimo a dire che la malattia è un maestro e che il nostro principale medico siamo noi stessi. Le malattie hanno origine e spiegazione nell’albero genealogico, dunque, così come le ansie, i timori, le depressioni e i problemi psicologici o psichiatrici. Questa origine e questa spiegazione si possono ricondurre a ciò che si può definire “patologia degli archetipi primari”, intendendo con ciò una disfunzione, un indebolimento o un eccessivo rafforzamento di uno o di entrambi gli archetipi primari che ereditiamo dalla famiglia: l’uomo e la donna, il padre e la madre, il maschio e la femmina, il figlio e la figlia. In definitiva la concezione del maschile e del femminile. Il termine “archetipo” è usato qui esclusivamente in questo senso e non vuole andare a confrontarsi né ad assimilarsi a ciò che Jung ha definito come tale, anche se questi archetipi dell’inconscio famigliare( e biologici) hanno necessariamente a che vedere con quelli dell’inconscio collettivo definiti da Jung.
Un archetipo è la tipologia primaria di riferimento che impronta un genere e a cui il genere fa sempre referenza, quello che soggiace l’individuo, il suo gruppo di appartenenza e anche lo stesso genere, ciò che origina la serie e la ripetizione della serie. Parlando di un individuo, l’archetipo di riferimento primario è necessariamente costituito dall’interazione complessa di fenotipo, cioè individualità e coscienza, genotipo, la famiglia, antropotipo, la collettività e biotipo, la specie.
Nella teoria generale dei sistemi si dice che un elemento di un sistema non si può definire in sè, ma solo in quanto membro integrante di quel sistema, e che, dunque, le sue caratteristiche sono tali solo in quanto funzione stessa del sistema”.