La curcuma è una pianta aromatica che non manca mai in nessuna miscela di curry, cui conferisce il tipico colore giallo. Utilizzata in India per le sue proprietà antibatteriche, particolarmente importanti nelle zone tropicali e sub tropicali. La curcuma contribuisce a uccidere vermi e batteri e previene l’insorgere di fenomeni come la diarrea. Favorisce, inoltre, la digestione perché facilita il processo di combustione dei grassi. L’uso medico della curcuma vanta una tradizione antica circa 5000 anni. Nella medicina ayurvedica è utilizzata nella cura di malattie di stomaco, bile, fegato, ma anche per trattare problemi cutanei. In Europa le proprietà curative di diverse varietà di curcuma per i disturbi di fegato e bile sono note fin dai tempi antichi. Aumenta, infatti, la secrezione biliare, importante per la digestione dei grassi. Garantisce, inoltre, una fine distribuzione delle goccioline di grasso e aumenta l’attività degli enzimi deputati alla digestione, favorendo altresì la peristalsi intestinale.
Ricerche condotte in USA mostrano un regresso dei polipi intestinali, dei miglioramenti della mucoviscidosi e proprietà antitumorali grazie alla curcuma. La curcuma si usa per insaporire cibi e anche in capsule per avere il prodotto più concentrato.
In campo medico è abbinata al pepe nero poiché questa combinazione ne moltiplica l’efficacia. Gli olii essenziali di curcuma calmano l’intestino e distendono gli spasmi dolorosi. In caso di disturbi gastrointestinali riconducibili a disturbi di sovraffaticamento del fegato è utile abbinare alla curcuma la zeolite. In questi tempi si sta addirittura discutendo l’effetto protettivo della curcuma in pazienti con tumori all’intestino.