Secondo la medicina ayurvedica di origine indiana, il corpo fisico deriva da tre componenti: terra, acqua e aria. L’essenza energetica del corpo, invece, deriva da fuoco, aria e acqua. Dall’aria proviene il prana, dal fuoco il teja e dall’acqua lo oja. Il prana, in particolare, è la forza che produce vitalità fisica negli esseri viventi, il teja è l’energia che apre i confini tra fisico, mente e spirito, oja, invece, mantiene spirito e mente uniti al corpo fisico, come fosse una colla, integrandosi pertanto nel funzionamento dell’individuo.
L’eccesso di energia viene espulso attraverso veicoli fisici: dal prana viene escreto vata e il suo veicolo di escrezione è l’aria espirata e il gas intestinale, da teja viene escreto pitta e il veicolo di escrezione è il sudore, da oja viene secreto kapha, attraverso l’urina.
Lo squilibrio di questi tre dosha produce malattia; ognuno di essi ha una sua funzione. Vata è incaricata di tutto ciò che è movimento nel corpo e nella mente, pitta è responsabile di tutte le trasformazioni dell’organismo, dell’assimilazione degli alimenti nell’intestino, della lucidità negli occhi e dei dati sensoriali nel cervello. Kapha ha funzione stabilizzante, di lubrificazione e mantenimento. Le sue funzioni sono interconnesse con quelle di vata e pitta.
I tre dosha hanno delle caratteristiche specifiche influenzabili dagli alimenti ingeriti, dall’ambiente e da altri fattori interni ed esterni.